Civiltà Contadina (15 pezzi, 2017) e Famiglie accessorie (8 pezzi, 2017)
In più occasioni Scantamburlo ha deprecato l’oblio della natura che ha accompagnato il crescente benessere, da cui origina «la scarsa considerazione per l’ambiente», causa degli stravolgimenti climatici, di una progressiva perdita della biodiversità. Il luogo dove la denuncia raggiunge una forma compiuta è il ciclo Civiltà Contadina, esposto nella mostra “Metamorfica” assieme ad alcune altre sculture raccolte sotto il nome “Famiglie accessorie”.
Nel mondo contadino l’uomo viveva a stretto contatto con gli «animali addomesticati che […] sono l’anello di congiunzione con i loro simili, liberi nella natura, padroni della loro esistenza, non obbligati a ingrassare e a essere uccisi per far piacere all’uomo».
Da questi animali, per lo più ritratti solo mediante la testa, promana un’aria di indefinita tristezza. Eppure in questo ciclo e in quello parallelo degli animali selvatici che vivono accanto alle abitazioni degli uomini – come i topi, i gechi, le chiocciole –, traspare la nostalgia per quella civiltà ormai persa.
Ne è indice, più che una scultura, un piccolo giocattolo in legno dalla forma di un volatile, che nella sua semplicità segna un’abissale distanza tra l’ieri e l’oggi.
Ed è forse nell’ambito di questa riflessione che ha preso vita un ciclo composto di soli artefatti, le Sedie. Infatti l’immagine della sedia davanti al fuoco è un ricordo che rimanda a una vita fatta da ritmi arcaici.