16 opere dalle dimensioni di cm. 34 x 34 (pannello) e altezza massima di cm 32, in legno d’acero, dipinte in acrilico e colori estratti dal biancospino.
Questo lavoro rappresenta un unicum tra le opere di Carlo Scantamburlo, spingendosi a un mai più raggiunto livello di astrazione. Qui l’artista sviluppa in una direzione del tutto nuova la costruzione del suo mondo immaginale, benché gli elementi siano sempre la metamorfosi e la carnalità, l’osservazione della realtà nonché il gioco delle dimensioni. Si tratta di «un ulteriore segmento» con cui arricchisce «il percorso di ricerca intrapreso circa vent’anni fa sulle manifestazioni della natura: la metamorfosi delle streghe, le foglie di carne, gli insetti».
Oggetto di queste 16 opere è la pelle, rappresentata attraverso i peli. La pelle non è qui una membrana che isola l’interno del corpo e lo divide e separa dal fuori, dall’esterno, ma un’interfaccia che mette in comunicazione la biologia interna con la fenomenologia esterna ai corpi. L’artista procede costruendo innanzitutto un alfabeto le cui lettere sono le forme: dritto, curvo, sinuoso, appuntito, …; il colore, dato sia dalla scelta delle essenze sia dall’intervento pittorico; e la posizione reciproca: sormonto, centrifuga, centripeta, …Il gioco combinatorio di questi elementi racconta le età della vita, la differenza dei sessi, ma soprattutto le emozioni, paura, eccitazione, panico.
Le opere che aprono e chiudono il ciclo sono contrassegnate dalla prima e dall’ultima lettera dell’alfabeto greco, alfa e omega, inizio e fine, nascita e morte. Infatti la prima scultura rappresenta l’uscita di un essere, di cui vediamo solo la mano, dalla vagina e l’ultima il rientro nel corpo, con in primo piano la pianta dei piedi, mentre il corpo è risucchiato verso l’interno. Le «opere intermedie […] esprimono […] degli stati di normalità per poi passare a delle sensazioni più specifiche».
Peli dalle diverse caratteristiche (dimensioni, elasticità, colore) definiscono l’essere uomo o donna, giovane o anziano. L’analisi passa poi a definire la reazione dei peli al caldo e al freddo e sono le unità per descrivere le modificazioni della pelle nei diversi stati d’animo: depressione, eccitazione, coinvolgimento, stress, paura, panico, dolore, piacere. Segue quella che l’artista definisce «una tavola di particolari (colore nero) come “conferma” al tema prevalente dell’opera, ovvero essi rappresentano l’esistenza di quella sensazione».
Segue un ulteriore elemento di astrazione. Nelle Tre virtù (carità, speranza, fede), tenta di raffigurare questa attraverso tre singoli peli di cm. 6x6x60h. A questa seguono I sette pregi comuni, ovvero i sette peccati capitali.
Conclude il ciclo La solitudine, opera in gesso colorato creata in collaborazione con l’artista tedesca Katharina Vogt.